La Santificazione pratica

Da “Risveglio Pentecostale” Anno 1950 - N° 1






«Così anche voi fate conto d’esser morti ...»
(Rom. 6:11)




1. La "santificazione pratica" guarisce da quella illusoria che procede dall’'IO

2. La santità è affrancamento da se stesso

3. La santificazione implica una vita vissuta per Dio

1. La "santificazione pratica" guarisce da quella illusoria che procede dall’'IO

La "santificazione pratica" ha per condizione principale di guarire dalla "santificazione illusoria", quella che procede dall’io.

La "santificazione illusoria" tende ad esaltare la creatura, a proporla all’ammirazione del mondo;

mentre la "santificazione biblica" ci porta alla Croce, facendoci vedere la nostra natura così corrotta che Iddio l’ha inchiodata al legno maledetto ed ha condannato a morte il nostro io.

Quindi, cessiamo di migliorare la nostra natura e rinunciamo a prendere un’aria santificata; contemporaneamente cesserà in noi lo scoraggiamento che ci invadeva quando dovevamo constatare che Iddio non trovava in noi niente da poterci costruire sopra.



Ogni santificazione che non procede dalla Croce rimane illusoria o finisce con l’orgoglio o con lo scoraggiamento.

Soltanto sulla Croce siamo «una stessa pianta» con Cristo (Rom. 6:5).
E quando siamo lì, lo Spirito di santità ci porta più avanti, sulle tracce di Gesù, cioè sul cammino dove ogni vita egoistica cessa.

2. La santità è affrancamento da se stesso

Se la santità è il frutto dell’affrancamento dal peccato, non può essere, ugualmente, che l’affrancamento da se stesso.

Difatti, tutte le tentazioni sono legate alla ricerca di se stesso. Dove non c’é ricerca di se stesso, non c’è peccato.

Perciò il nemico si pone sempre come difensore della nostra vita. È il miglior amico dell’io.

Satana vigila con grande cura che quella scintilla dell’inferno non si spenga mai in noi; giacché, se si spegne, perisce con essa tutto quello che ci viene dall’inferno.

Ogni pane che alimenta la vita dell’io procede dall’inferno; ogni voce che difenda la causa dell’io è una voce diabolica.

Fu quando Pietro volle salvare le vita del Maestro, che Gesù gli disse: «Satana».
Ed in questo era meno duro verso Pietro che verso Se stesso, non permettendo al discepolo di farsi difensore della propria vita.

Perché la redenzione del mondo poteva avvenire solo se Iddio «non risparmiava» il proprio Figlio (Rom. 8:32) e anche la nostra redenzione diviene vera solo se non risparmiamo la nostra vita.

Quanti cristiani anelano all’affrancamento dal peccato e lottano contro il peccato, ma nello stesso tempo risparmiano il proprio io!

Tutte queste non sono che lotte vane e sterili!


3. La santificazione implica una vita vissuta per Dio

D’altronde, la vera santificazione implica necessariamente una vita vissuta per Dio.

Gesù, il più grande di tutti i santi, viveva per Dio.

Or dunque quale fu l’apice di quella vita vissuta per Dio?

Fu l’istante nel quale si caricò della Sua croce per salvare l’umanità perduta e ricondurla a Dio.
«Ha riscattato degli uomini per Dio coi Suo sangue» cantano gli anziani prostrati intorno al Trono (Ap. 5:9).

E quale sarà l’apice della nostra vita di consacrazione a Dio?

Esattamente lo stesso: si tratta anche per noi di caricarci della nostra croce e di aprire ai nostri fratelli e sorelle il cammino che mena a Dio.

Spesso si vedono i membri inconvertiti di una famiglia che tardano a sottomettersi perché il cristiano che vive con loro rifiuta di caricarsi della sua croce e così ricopre con un velo scuro la croce di Cristo, invece di renderla luminosa ed attraente.

Noi parliamo molto di santificazione, mentre Gesù non ne ha parlato che davanti alla croce. Si è santificato camminando verso il supplizio: «Perciò santifico Me stesso, affinché anch’essi siano santificati in verità» (Giov. 17:19).

Quando anche noi ci santificheremo in questa maniera, in uno spirito di sacrificio e d’immolazione di noi stessi, e quando, seguendo l’esempio del Maestro, accetteremo l’ultimo posto, ne vedremo anche altri che si santificheranno in verità; ma discutere le teoria della santificazione non basta.

L’Agnello di Dio «non aprì bocca», ma ci ha dimostrato che cosa è la santificazione, lasciandosi menare allo scannatoio.

«Santifico Me stesso per loro».

SI, per LORO!

Ecco il termometro e la misura della nostra santificazione.

Le sette parole della croce sono come sette raggi della gloria dell’Agnello.

La prima concerne i nemici: prega per loro

La seconda concerne i Suoi: pensa a loro con sollecitudine.

La terza concerne i peccatori; muore per loro. Gli si dà la morte; Egli dà la vita

Questa è la santificazione pratica.

G. STEINBERGER
(Traduz. di N. D.)